Produci in casa il tuo Oro grazie all'alchimia
AVVISO AGLI IMBECILLI
Lavorare con il mercurio è mortale, non eseguire questo esperimento se non si è in possesso della necessaria preparazione, delle necessarie attrezzature e camere di sicurezza
di laboratorio; purtroppo sappiamo che per gli imbecilli questo avviso non servirà a nulla, ma noi lo dobbiamo scrivere per coscienza.
Vedete
questa immagine? Beh, si tratta di oro
prodotto dal nulla: lì dove
prima l’oro non c’era ora c’è. (fonte immagine: nota "a")
All’Università di Benares, in India, c’è un
Dipartimento di Alchimia; al primo piano del tempio di Kashi Viswanath,
che si trova all’interno dell’Università di Benares, fondata negli anni
‘30, c’è una targa di marmo con una
scritta in lingua Hindi che, tradotta in italiano, suona così: “Nel mese di Charitra masa,
Samvad 1999 (data del
calendario Hindi che corrisponde all’incirca al 1930), un vecchio
residente del Punjab di nome Pandit Krishnapal Rasa Vaidya, attualmente
abitante a Kashi, ha effettuato un esperimento di alchimia in Rishikesh
alla presenza di Mahadeva Desai (PA del Mahatma Gandhi), Goswami Ganesh
Datta e G. K. Birla. Il mercurio fornito da Desai fu convertito in 18
kg. di oro il quale fu offerto in dono al Sanathan Dharma
Prathinidhi
Sabha del Punjab; esso ha fruttato 72.000 rupie alla sunnominata
fondazione. Il Pandit Krishnapal ha in seguito ripetuto questo
esperimento alla presenza di Shri Pratap Singh della Benares Hindu
University”.
Curiosi, vero?
Parliamone...
Questo servizio è un'appendice al libro LIFE i segreti della Ghiandola Pineale
(IO SONO edizioni) in cui la maggiore percentuale delle pagine è basata
sull'Alchimia. La ricetta alchemica contenuta in questo servizio è
quindi un rimando ad una parte del libro.
Abbiamo spesso sentito parlare dell’Alchimia come
favola e tutto ciò che in qualche modo avevamo percepito come "vero",
veniva miseramente risposto nella cantina della nostra anima.
Il fatto di credere che una sostanza possa
divenire un’altra è qualcosa che, per la scienza ufficiale, è relegata
solo a quei sistemi ad altissima energia che, per mezzo di
alcune forze, rendono possibile tale fenomeno detto di
trasmutazione
atomica.
Per rendere semplice la comprensione dell’atomo,
rivolgiamo la nostra attenzione al modello classico nel quale ci
sarebbe al centro un nucleo composto di protoni (di carica positiva) e
neutroni (con nessuna carica) e intorno, come pianeti intorno al sole,
graviterebbero, ruotando, gli elettroni (carica negativa). La
configurazione più stabile di un atomo prevederebbe la presenza di
tanti
protoni e di un pari numero di elettroni; in ogni caso il numero degli
uni o degli
altri sarebbe il numero atomico di quell’elemento.
L’idrogeno (simbolo H), ad esempio, avendo
come numero atomico 1, possiede un protone e un elettrone; la
presenza dei neutroni, invece, visti come collante dei protoni
(collante
nucleare necessario a tenere insieme cariche uguali che si
respingerebbero, in questo caso i protoni), segue leggi che in questo
momento non è il caso di indagare.

Seguendo questa logica, l’elemento atomico numero 2,
l’elio, dovrà necessariamente avere due elettroni e due protoni più
almeno un neutrone che fa da collante ai protoni; e così via...
E' stata così configurata la Tavola periodica degli elementi,
così chiamata in quanto, periodicamente, gli elementi si
ritrovano graficamente
incolonnati per caratteristiche affini.

La parola Alchimia non ha etimologia certa anche se, essendo
questa “scienza” (e dopo vedremo che lo è) di
provenienza araba,
essa potrebbe essere composta da Al-chimia e significare
la chimica di Allah,
cioé la
chimica di dio.
Perché credo che tale
definizione, seppur non sicura, possa essere reale ed indichi
effettivamente un’attività divina?
Una volta lessi, in un libro di Alchimia, che il metallo che oggi
compone una
miniera, domani sarà trasformato in un altro per l'opera delle foze
vitali. Ad esempio, ciò che oggi è ferro ad esempio, dopo
(per ipotesi) un milione di anni, grazie a forze naturali,
quel prima diverrà piombo, poi mercurio, poi
argento e dopo un altro milione di anni quello stesso metallo
diverrà oro e, se
il tutto viene lasciato covare dal fuoco della natura,
esso ritornerà ad essere ferro.
In definitiva l’Alchimia è una procedura capace
di catturare-amplificare-indirizzare le forze della
natura rendendo
possibili tali effetti trasmutatori nel nostro laboratorio di
casa.
D'altro canto, senza necessariamente chiuderci in un laboratorio
e sostituirci alla natura, possiamo già vedere con i
nostri occhi l’uranio divenire naturalmente piombo.
L'uranio è un elemento radioattivo, cioè una sostanza che
naturalmente emette
energia sotto forma di radiazioni e, nell’atto di emettere, decade
perdendo parte
della sua massa (si parla di decadimento radioattivo o
disintegrazione) divenendo, così, piombo; il
decadimento, quindi, è quel processo
secondo cui un elemento si trasforma in un altro, emettendo
energia
e particelle.
Quindi, ciò che oggi è una miniera di uranio,
domani sarà una miniera di piombo: un determinato tipo di uranio si
trasformerà in piombo in circa mezzo miliardo di anni a seguito di
decadimento spontaneo; da notare che l’uranio ha numero
atomico
92, il piombo 82.
LE FORZE DELL’UNIVERSO
La scienza ci dice che in questo universo ci sono
4 forze che regolano tutta l’esistenza; queste forze sono:
- gravità
- elettromagnetismo
- forze nucleari
forti
- forze nucleari
deboli
Le prime due riguardano rispettivamente le
forze gravitazionali e quelle elettro-magnetiche, ma
quelle
che a noi
interessano sono le altre due. Le forze nucleari forti e
quelle deboli, a differenza delle prime due, non
rientrano
nell'esperienza diretta e
quindi non sono visibili a livello macroscopico come la forza
gravitazionale e
la forza elettromagnetica, ma agiscono tra i componenti subatomici
della
materia.
Forze nucleari
forti
Le forze
nucleari forti tengono unite le varie componenti del
nucleo.
Dato, infatti, che la forza
di repulsione elettrica fra due protoni è maggiore rispetto a quella
gravitazionale, deve esserci all'interno del nucleo
una componente che tiene legate le
particelle
ed essa è la forza nucleare forte!
Questo
è il
motivo per cui gli atomi possono esistere e non si “smontano”; la forza
elettromagnetica tende a far allontanare le particelle con carica
uguale (protoni), ma la forza forte, anche se ha un raggio d'azione
breve,
riesce a vincere questa repulsione e tiene unito il nucleo. Si tratta,
dunque, di forze enormi e per liberarle possiamo usare il
metodo
della fissione
nucleare, sul cui principio si basa la bomba atomica.

fissione nucleare (1)
Attraverso la fissione nucleare è possibile, per mezzo
di una particella-proiettile, spaccare il nucleo di un atomo
rendendolo due atomi più leggeri; il caso classico è quello dell’uranio
il quale, colpito da un neutrone, si divide in atomi più
piccoli
come torio, cesio, berillio, rubidio
e altri.
Se poi la fissione nucleare diviene
fissione
nucleare a catena, abbiamo la Bomba Atomica.
Come funziona la bomba atomica? Costruirne una è
la cosa più
semplice del mondo, ammesso di possederne i materiali
necessari; per ottenere una bomba atomica, infatti,
è sufficiente unire due parti da 25 chili cadauna del
materiale
radioattivo che la costituisce, provocando spontaneamente, in
quel
medesimo istante, un'esplosione nucleare.

Il detonatore di una bomba atomica, pertanto, è esclusivamente
meccanico e consiste in
un qualsiasi meccanismo capace di mettere insieme due parti; è come
unire
due parti di un cocomero: quando ciò accade e il tutto diviene un
blocco unico di 50
chili... e booom!!!
Esiste, ovviamente, una ragione per cui accade tutto
ciò e si tratta di un motivo statistico.
Come abbiamo visto, il decadimento spontaneo
degli elementi radioattivi avviene per emissione di energia e di
particelle; l’uranio, infatti, mentre decade, emette neutroni.
Nel caso della fissione nucleare a catena, capace di far esplodere una
bomba atomica, ciò che accade è che i neutroni-proiettili
spaccano
i nuclei degli atomi.
Perché
in
natura non accadono esplosioni nucleari spontanee? I motivi tecnici
sono vari, tra cui il fatto che c’è bisogno di un particolare tipo di
uranio (chiamato uranio arricchito 235), in grado di emettere
grosse quantità di neutroni; è, inoltre necessario, avere a
disposizione 50
chili di questo uranio, in quanto, nel caso di una quantità inferiore,
i neutroni liberati sarebbero statisticamente pochi da non
poter
innescare un processo di fissione a catena degli atomi.
Quando,
però, 50
chili di questo uranio arricchito sono impacchettati in un corpo unico,
è statisticamente probabile che i neutroni emessi
possano
colpire e spaccare tanti
nuclei che a loro volta emetteranno tanti altri neutroni che, a catena,
colpiranno altri nuclei
e così via. Tale condizione è
chiamata Massa Critica.
Fortunatamente di questo uranio arricchito, in natura, ce n’è
solo lo 0,72% per
aggregato minerale di uranio e questo è il motivo per cui non
si può avere un'esplosione nucleare spontanea.
Il detonatore di una bomba atomica, quindi, non è
altro che un sistema meccanico che mette insieme varie fette di uranio
(come il cocomero tagliato in più parti) che, una volta unite,
generano l’esplosione nucleare. Il risultato di una reazione
di
fissione
nucleare, peraltro, è sempre, oltre che le raccapriccianti
quantità di
energia
emesse, che tutto
l’uranio diventa qualcos’altro.

Schema
di una reazione nucleare.
1) Un nucleo di uranio 235 viene "bombardato" da
un neutrone e avviene la fissione che spezza il nucleo in due frammenti
e libera tre neutroni e dell'energia.
2) Uno di questi neutroni è assorbito da un altro
nucleo di uranio 238 ed è perso nel bilancio. Un secondo neutrone può
"fuggire" dal sistema o essere assorbito da un elemento che non
continua la reazione. Il terzo neutrone viene assorbito da un nucleo di
uranio 235 che si spezza in due frammenti liberando due neutroni e
dell'energia.
3) I due neutroni liberati si scontrano con due
nuclei di uranio 235 e ogni nucleo libera da uno a tre neutroni che
servono per continuare la reazione a catena.
schema di una reazione
nucleare a catena (2)
Anche in natura avvengo reazioni trasmutatorie (di cui
l'uranio/piombo è un esempio), ma queste richiedono milioni di
anni,
mentre
è possibile accelerarle solamente usando energie
elevatissime: nel sole, che è una stella
e quindi un luogo di forze enormi, nelle esplosioni
atomiche oppure in
qualsiasi altro sistema ad alta energia, tipo fulmini o appositi
apparati
tecnologici atti a fare esperimenti di collisione di particelle
(come gli acceleratori di particelle che sono
presenti in
varie parti del
globo).
In conclusione, dato che il ferro non si degrada per
emissione spontanea di radioattività e nel nostro laboratorio alchemico
non abbiamo modo di creare fenomeni di fissione nucleare,
probabilmente, anzi certamente, il nostro esperimento alchemico avrà
successo solo se siamo in grado di "spingere", in
qualche modo, le naturali forze in gioco, le forze nucleari
deboli.
Forze nucleari
deboli
Questo genere di forze rientra nel settore meno
studiato e i cui dati non vengono diffusi dalla scienza a
dispetto della grande importanza che hanno. Mentre i
componenti nucleari degli
atomi vengono
tenuti insieme dalle immense forze nucleari forti, il decadimento
radioattivo è dovuto alla forza
nucleare debole. Questo genere di forza consente alla materia di essere
trasmutata in un’altra: l’alchimia
non fa altro che accelerare questo
processo.
La forza nucleare debole è l'unica forza che
agisce sulle coppie di particelle elementari. Quando parliamo di
particelle elementari, non
stiamo parlando di atomi, ma di ciò che li compone,
cioè, oltre che dei neutroni protoni ed elettroni, anche dei leptoni,
muoni,
neutrini, gluoni e cose del genere. La forza nucleare
debole ha un raggio d'azione breve
ed è 100.000 volte meno consistente della forza forte;
essa non è in
grado di tenere unite delle particelle e proprio la sua
debolezza
permette al neutrone di scindersi in un protone
più un elettrone
più un neutrino
(una particella più piccola del neutrone).
Il decadimento radioattivo è un fenomeno naturale causato
dalle forze nucleari deboli per cui la materia, in un arco di
tempo lunghissimo, si trasforma perdendo (o acquisendo,
secondo
l’alchimia) particelle in modo tale da evolversi
continuamente.
Ciò che oggi è una miniera di uranio, domani sarà
una miniera di piombo; secondo l’Alchimia ogni cosa è soggetta alla
forza nucleare debole e quindi ogni cosa tende a trasformarsi, seppur
dopo epoche, in qualcos’altro. Questa
è
alchimia naturale, ma su questi tempi si può intervenire in laboratorio
e ottenere nell'arco di poche settimane ciò che la natura compie in
milioni d'anni.
Adesso una notizia
riservata che spiega una frase di prima. I metalli che gli
alchimisti
definiscono
"imperfetti" nascono per primi: il ferro si trasforma in rame che,
perfezionandosi, si trasmuta in piombo che, a sua volta, diviene
stagno, poi mercurio, poi argento e infine oro. Secondo l'alchimista
Alberto il Grande, nel suo Le Composé des composés,
la
generazione
dei metalli avviene con periodicità circolare,
cioè passando dall'uno all'altro seguendo un
cerchio.
Ma voglio dirvi di più: secondo l'alchimista arabo
Glauber, i metalli, una volta arrivati allo stato dell'oro,
ripercorrono il ciclo in senso inverso divenendo sempre più imperfetti
fino a divenire ferro per poi riprendere il viaggio verso la perfezione
(Glauber: L'Oeuvre
minéral).
Secondo l’alchimia, inoltre, il piombo (numero
atomico 82), il mercurio (n.a. 80), l’oro (n.a. 79) e altri metalli,
quali ferro, platino, rame ed altri che fanno parte
di un gruppo chiamato sulla Tavola Periodica heavy
platinum, sono in relazione tale tra loro nel
senso che
possono essere
vicendevolmente trasmutati e lavorati per produrre la mitica Pietra
Filosofale.
Per quanto mi riguarda, sono convinto che la forza
nucleare debole è la volontà
divina in azione, ciò che per Dante Alighieri disse essere l'amor che move il sol e l'altre
stelle (Paradiso XXXIII, 145).
FACCIAMO IN CASA IL NOSTRO ORO!
L’esperimento che segue è estratto dal Comunicato
Andromeda 85/2001 dal titolo Fate
da voi il vostro oro! a cura del
fisico Roberto Monti il quale afferma di aver
scoperto
il motivo per cui gli scienziati Fleischmann e Pons,
scopritori della fusione fredda nel 1988, si erano sbagliati nella loro
procedura.
Monti riferisce che nel loro sistema il Palladio non
agiva solo come catalizzatore delle reazioni Deuterio+Deuterio ma
“entrava” nelle reazioni, inquinando il sistema e quindi fermando la
reazione di produzione infinita di energia.
Vediamo cosa dice il
Dott. Monti di tutta questa storia e della produzione
dell'oro.
Come conseguenza
delle reazioni nucleari a debole
energia (reazioni “Alchemiche”) tra Palladio e Deuterossido di Litio
(LiOD) è che il Palladio bruciava come un cerino formando una pletora
di
nuovi nuclei e ciò bloccava la reazione e non la rendeva
continua.
Per farla breve, fu
presto evidente che il cerino
di Fleischmann e Pons poteva bruciare una volta sola (l’esperimento non
era “riproducibile”) e non poteva quindi essere una “sorgente continua
di energia”; la “non riproducibilità” dell'esperimento,
pertanto
consentì al mondo accademico di affondare rapidamente la questione.
Nel 1996 lo
scienziato Mizuno, insieme ai suoi collaboratori,
andò finalmente a vedere cosa c’era negli elettrodi di
Palladio
dopo le
reazioni di “Fusione Fredda” e vi trovò, entro uno strato di spessore
di un micron, Cromo, Ferro, Rame, Platino, Calcio, Titanio, Manganese,
Cobalto, Zinco, Cadmio, Stagno, Piombo, Gadolinio, Arsenico, Bromo,
Antimonio, Tellurio, Indio, Xeno, Afnio, Renio e Iridio.
Successivamente entrai
in
contatto con John O’Mara Bockris, elettrochimico di fama
internazionale, il quale pure andò a vedere dentro i
suoi elettrodi della fusione fredda e trovò: Magnesio (6,7%), Silicio
(10,2%), Cloro (3%), Potassio (1,1%), Calcio (19,9%), Titanio (1,6%),
Ferro (10,5%), Rame (1,9%), Zinco (4,2%), Palladio (31,9%), Argento
(1,9%), Platino (7,1%). Figurarsi che la concentrazione iniziale di
purezza del Palladio era
del 99,8%: da dove erano saltate fuori
tutte quelle sostanze?
Conobbi Bockris in un
convegno a Como e quando
nel 1992 un imprenditore
d’assalto (tale William Telander) gli offrì un sostanzioso
mucchio di dollari per ripetere alcuni
test di “trasmutazione dei metalli” ideati da un certo Joe Champion
(il progetto fu battezzato “The Philadelphia Project”),
ritenne opportuno farmi venire dall’Italia a College Station, Texas,
come unico “esperto di Alchimia” di sua conoscenza. Dovevo restare una
settimana: rimasi sei mesi.
Il primo di questi
esperimenti effettuati in mia
presenza mi rivelò immediatamente di cosa si trattasse. L’avevo già
visto in una illustrazione di circa cinquecento anni prima (la
“Dodicesima chiave” di Basilio Valentino) e funzionò: da una
miscela di elementi chimici di purezza garantita, saltarono fuori
alcuni
milligrammi d'oro che prima non c’era (in termini di atomi è
una
enormità).
Cominciai,
ovviamente, a prendere gusto alla
faccenda, ma quando si tratta di questioni scientifiche, io mi fido
solo di me stesso: volevo essere ben sicuro che non ci
fosse il trucco. Così, approfittando del fatto che l’assistente cinese
e
quello indiano staccavano regolarmente alle cinque del pomeriggio (per
me quasi prima mattina), preparai un test in completa solitudine
aggiungendo qualche spunto preso dalle mie letture alchemiche.
Ricordo molto bene il
momento in cui, alla fine
delle varie operazioni, mi ritrovai a guardare nove palline gialle, di
oro
puro, sul fondo di un beaker (definizione di beacker: contenitore in
genere in vetro in uso nei laboratori di chimica).
È proprio vero: il
primo oro non si scorda mai.
Si trattava di pochi
milligrammi, ma a me
bastavano.
Nell’ottobre 1992
tornai in Italia e feci al CNR
una nuova offerta: produrre metalli nobili come oro, argento,
platino,
usando le miniere della Sardegna a “copertura”, per sanare il debito
pubblico.
Non ho mai avuto
risposta: suppongo abbiano pensato che ero
matto.
Decisi allora
di modificare il progetto iniziale: pensai di
utilizzare le reazioni di trasmutazione per abbattere le scorie
radioattive, pericolose e scomodi scarti delle centrali
nucleari e, in particolare, di usare la produzione di argento come
mezzo principale per l’abbattimento delle scorie. Questo
progetto trovò credito
e finanziamento da parte di una compagnia Canadese, con la quale lavoro
tuttora.
I risultati
sperimentali mi hanno confermato che
le indicazioni riscontrabili nei testi di Alchimia sono sempre
corrette, provando che l’Alchimia è una scienza sperimentale e voglio
dimostrarlo mediante un esperimento facilmente riproducibile da
chiunque e con una spesa relativamente bassa.
PREPARAZIONE
DELL’ORO
È mia intenzione
fornire informazioni sufficienti
a dimostrare chiaramente che l’Alchimia è realmente una Scienza
sperimentale mediante un esperimento facilmente riproducibile da
chiunque e con poca spesa.
Gli ingredienti:
- 1 kg di Mercurio (Hg), ad esempio il prodotto a
catalogo Carlo
Erba Reagenti codice n° 460737; costo di mercato circa 250
euro al chilo (link)
- 6 litri di Acido Nitrico 65%RPE, ad esempio il prodotto a
catalogo dela
Carlo Erba reagenti n°408022; costo di mercato circa 25
euro litro (link)
- 5 litri acqua distillata 5 euro (al supermercato)
- 1 litro di aceto di vino bianco 1 euro (al supermercato)
- 1 litro di Acido Acetico Glaciale 99-100%
della Polichimica srl di Bologna (disponibile in questa pagina di catalogo: link); costo di mercato 8 euro al
litro
- un paio di barattoli per marmellata Zuegg (vuoti
ovviamente).
PS:
come si può ben vedere dai costi, specie quello del mercurio, non è
conveniente produrre oro in questo modo, ma certamente rende
scientifica l'operazione di trasmutazione alchemica.
Prima
operazione
Si dissolvano 100 g
di Hg in Acido Nitrico (HNO3) nella
proporzione
1:5 (esempio: 100 cc di HNO3 + 500 cc di H2O distillata per un totale
di 600 cc).
È sufficiente mettere
il Mercurio entro un beaker da 250 cc in vetro
Pirex (euro 5).
Si versi sul Mercurio
la soluzione di Acido Nitrico 1:5 fino a colmare
il beaker.
Si ponga il beaker su
una piastra riscaldante regolando la
temperatura a 90°C mediante un normale termometro.
La dissoluzione si
può fare tranquillamente entro una giornata (si
aggiunga la soluzione di HNO3 + H2O a mano a mano che evapora
prendendola dai 600 cc): il Mercurio si dissolverà totalmente,
mostrando
che non contiene tracce
apprezzabili di oro.
Seconda
operazione
Si pongano i restanti
900 g di Mercurio in un contenitore di vetro
(trovo ottime le confezioni di marmellata Zuegg).
Si versi sopra il
Mercurio una miscela (al 50%) di aceto di vino bianco
e di Acido Acetico Glaciale 99-100% fino al livello del
secondo rigonfiamento del vasetto Zuegg.
Terza
operazione
Si chiuda bene il
vasetto e si agiti il contenuto fino a quando si vede
il Mercurio diviso in minuscole palline (un paio di minuti); lo si
ponga al riparo in un cassetto chiuso a chiave e si ripeta questa
operazione preferibilmente ogni giorno, quando viene
in mente.
Quarta
operazione
Dopo 10-15 giorni
(quanto basta per mangiare con calma il contenuto
di una seconda confezione di “Tradizionali Zuegg” e disporre così di un
secondo vasetto) la “feccia” comincia ad “uscire” dal Mercurio. E’
opportuno, a questo punto, “pulire” la miscela di aceto e di acido
acetico utilizzando il secondo vasetto Zuegg: a questo scopo si agiti
il contenuto del primo vasetto fino a quando le
fecce sono ben sospese nella soluzione.
Si versi la soluzione
nel vasetto vuoto (facendo attenzione a non
versare anche il Mercurio) e si riempia il primo (al livello indicato)
con la soluzione preparata in precedenza (per conservare la quale va
bene qualsiasi contenitore di vetro).
Quinta
operazione
Si lasci riposare la
soluzione del secondo vasetto fino a quando le
fecce sono ben depositate sul fondo (10-15 giorni).
Si ripeta la quarta
operazione per circa quattro mesi, quando vi fa
comodo: due vasetti di “Tradizionali”, un litro di aceto di vino bianco
e un
litro di acido acetico sono quindi generalmente più che sufficienti.
Sesta
operazione
Dopo circa quattro
mesi (a seconda dell’impegno profuso) si può
estrarre il primo Oro dal Mercurio.
Si prendano dunque
100 g di Hg “trattato” e li si dissolva in acido
nitrico 1:5, come nella prima operazione.
Il Mercurio si
scioglie lentamente e, quando ormai è ridotto a una
pallina, fate attenzione: a un certo punto “esploderà” espellendo tutto
l’Oro prodotto che si
disperderà sul fondo del beaker sotto forma di una “polvere” di
pagliuzze dorate molto belle a vedersi.
Io ho fatto Oro molte
volte in modi diversi, ma l’Oro estratto
direttamente dal Mercurio in questo modo è il più bello che io abbia
visto.
Potrete dunque
ripetere questa operazione otto volte e produrre tanto
oro da fugare ogni dubbio sulla realtà di questa operazione Alchemica
(consiglio di “pulire” l’Oro prodotto con una soluzione 1:2 di HNO3 +
H2O. Lavate, poi, con acqua distillata e asciugate il vostro
oro dentro il beaker sulla piastra riscaldante. Conservate, infine, in
un
contenitore di vetro, anche il nitrato di Mercurio prodotto di volta in
volta).


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Schema
di una reazione nucleare. 1) Un nucleo di uranio 235 viene "bombardato" da un neutrone e avviene la fissione che spezza il nucleo in due frammenti e libera tre neutroni e dell'energia. 2) Uno di questi neutroni è assorbito da un altro nucleo di uranio 238 ed è perso nel bilancio. Un secondo neutrone può "fuggire" dal sistema o essere assorbito da un elemento che non continua la reazione. Il terzo neutrone viene assorbito da un nucleo di uranio 235 che si spezza in due frammenti liberando due neutroni e dell'energia. 3) I due neutroni liberati si scontrano con due nuclei di uranio 235 e ogni nucleo libera da uno a tre neutroni che servono per continuare la reazione a catena. |
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![]() |
altri due esempi di oro
prodotto dal mercurio
(fonte: nota "a")
(fonte: nota "a")
Seguendo le istruzioni avrete prodotto il vostro primo Oro e potrete, dunque, considerare con più attenzione la reale possibilità dell’esistenza della Pietra Filosofale, dell’Elisir Trasmutatorio e dell’Elixir di Lunga Vita.
Io non sono un Adepto e dunque non ho la Pietra, ma ritengo certa la possibilità di produrla. Ho, peraltro, avuto una serie di conferme del fatto che gli Antichi ne fossero in possesso, da Diogene Laerzio nella “Vita di Epimenide” e, più recentemente, da Alberto Magno (1270), Glauber (1300), Basilio Valentino (1400), Flamel (1413), Aurach de Argentina (1475), Salomon Trismosin (1500), Ireneo Filalete (1645).
Fin quì la ricetta dettata dal dott. Roberto Monti.
La versione integrale del Comunicato Andromeda e i riferimenti bibliografici sono QUI (apre un popup) oppure puoi aprire il documento PDF un'altra pagina del browser da QUI

Nota importante: riteniamo opportuno far presente a tutti i “piccoli alchimisti” che volessero cimentarsi nell’impresa, che gli elementi citati dal dott. Roberto Monti (mercurio, acido acetico glaciale, acido nitrico ecc.) sono TOSSICI e/o IRRITANTI e quindi vanno maneggiati con estrema attenzione principalmente per la pelle, gli occhi e i polmoni.
Ulteriori approfondimenti sull'Alchimia e su come i prodotti alchemici hanno l'effetto di prolungare la vita da 600 a 1000 anni guarendo tutte le malattie, potrete trovarli sul nostro libro LIFE i segreti della Ghiandola Pineale
Se il mattino ha l'oro in bocca, allora buona giornata a tutti.
Arcangelo MIRANDA
fonte immagini:
a - http://www.lowenergytransmutations.org/gold_gallery.htm (sito web del dott. R. Monti)
1 - http://library.thinkquest.org/C003730/index.php3?ID=18
2 - http://it.wikipedia.org/wiki/Fissione_nucleare

